Lorenzo Puglisi è il più giovane degli artisti chiamati a realizzare un’ opera per questa eccezionale collezione unica in Italia che, dal 2005, trasforma il sipario del teatro fiorentino in una grande tela d’autore con opere ad oggi di Aldo Mondino, Carla Accardi, Getulio Alviani, Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Luigi Mainolfi, Pino Pinelli e Fabrizio Plessi; ed è anche il più giovane tra gli artisti esposti in questo momento nelle 12 nuove sale della collezione degli Autoritratti delle Gallerie degli Uffizi, con autori come Bill Viola, Giuseppe Penone, Ai Wewei, Michelangelo Pistoletto. L’opera Silenzio è quanto mai appropriata per uno spazio teatrale, ove il tempo sospeso prima dell’inizio di uno spettacolo richiede appunto un assoluto e magico silenzio, ed è la manifestazione visibile del nero inteso come oscurità, notte profonda, stato dell’ anima che precede l’istante di svelamento e illuminazione epifanica. In questo caso il sipario stesso è già spettacolo e apparizione, di fatto l’emersione da una notte densa e impenetrabile di una lontana traccia dell’Annunciazione di Tintoretto, di cui si vedono soltanto i volti e le mani dell’angelo e della vergine colti nell’immediatezza dell’azione, vibrante ed immobile allo stesso tempo. La teatralità del Maestro veneziano rivive in una totale essenzialità drammatica e tragica di forme e colori in un vuoto di iconografia e atmosfera. Quanto di più estremo e struggente possa fare oggi un pittore della nostra epoca nei confronti del passato, del tempo, del presente, delle passioni. Dice Puglisi “è il momento che preannuncia l’inizio di qualcosa di insieme grandioso e spaventoso, un atto straordinario, una rivoluzione dell’anima, in questo caso del lavoro teatrale, dello spettacolo. Ed è lo stato e l’effetto che ricerco in pittura: silenzio, oscurità, luce, mistero.” Non nuovo a simili scavi interiori dalla pittura antica, con questo ultimo sipario, il primo della collezione di natura figurativa, si riafferma come uno dei più originali pittori contemporanei italiani, senza dubbio unico per la radicalità della sua audace dialettica tra luce e oscurità.